lunedì 8 novembre 2010

IMPLEMENTARE IL POLO CHIMICO ? NO, RAVENNA HA GIA’ DATO.



La commissione industria del Senato, con il nostro ex sindaco oggi senatore, si è recata in visita al polo chimico di Ravenna, ha incontrato le autorità locali, rappresentanti dell’associazione industriali ecc. ecc.
Giudica il polo chimico ravennate “ una eccellenza che vorremmo si implementasse ulteriormente”. Dopodichè si  mascherano queste affermazioni dietro tante chiacchiere sull’ ecosostenibilità degli interventi, sull’attenzione all’ambiente e altre amenità del genere.
Di industrie chimiche che migliorano l’ambiente non ne abbiamo mai viste, ma se ci sono vorremmo recarci di persona a verificare.
Ovviamente la commissione ha parlato sempre con i soliti. Sarebbe stato interessante se avesse parlato anche con chi ha subito lo sviluppo chimico di Ravenna, cioè tutti noi.
Un insediamento antico, che ha squarciato la città,   ha devastato l’ambiente, l’ha fatta vivere sotto una densa coltre di polveri e fumi per decenni. Prima o poi si riuscirà a stabilire quanti morti ha provocato questo tipo di “sviluppo” industriale.
Polveri e fumi che  si sono apparentemente ridotti ma che ancora gravano permanentemente sulla nostra testa. Un polo chimico che, partito con  imprese leader mondiali, si è via via spezzettato in una miriade di imprese, più difficili da controllare anche sul piano della sicurezza degli impianti.
Le "attività intelligenti", cioè la ricerca, vengono fatte altrove, il "lavoro sporco”, cioè la produzione, da noi.
Un polo chimico che ha inibito e ritardato altre forme di sviluppo.
Ravenna alla chimica italiana e internazionale ha già dato molto, troppo. Non può  tollerare incrementi della produzione, nuovi insediamenti ma deve fare in modo che quella esistente  riduca drasticamente l’impatto devastante che ha nella vita delle persone e nell’ambiente.
E per favore non nascondiamoci dietro il problema dell’occupazione, della chimica “fine” e quant’altro.
Pensiamo, sul serio, ad un altro tipo di futuro per la nostra città.  

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

martedì 2 novembre 2010

CONSORZIO SERVIZI SOCIALI: IMPARIAMO DAGLI SBAGLI !


La vicenda del Consorzio dei servizi sociali ha insegnato che bisogna ripensare tutto il sistema di governance della cosa pubblica locale che deve prevedere anche un maggiore coinvolgimento  dei cittadini e delle organizzazioni di base. Non si può proseguire con un sistema che gestisce  tutto nel chiuso di poche stanze.
Governance che secondo noi significa:
  1. assegnare le responsabilità manageriali in base alle competenze;
  2. insediare consigli di amministratori formati da persone competenti in amministrazione delle società;
  3. istituire un sistema di controlli esterni, fatti da società specializzate;
  4. istituire delle catene di comando  equilibrate, dove chi controlla non può mai essere anche il controllato;
  5. garantire l’autonomia del management dalle ingerenze della politica;
  6. coinvolgere l’opposizione nel sistema di controllo.

Tutte cose che sono mancate nel caso del Consorzio dei servizi sociali.

Se si perde di vista questo, che è il vero problema, si continuerà in una polemica sterile che si concentrerà nel determinare delle responsabilità individuali molto complesse e difficili da stabilire nel sistema attuale.

In questa vicenda non è stato sottratto niente, nessuno si è divertito con amanti in giro per il mondo. Si sono gestiti male i “conti” e di questo si occuperà la magistratura.
Costituirsi parte civile e chiedere al Direttore di rifondere il Comune per il “buco” provocato  sembra più una frase ad effetto che non qualcosa di reale.  Si chiederà  di far pagare al direttore servizi che sono stati realmente e  validamente erogati ?

Anche chiedere le dimissioni del sindaco ci sembra una forzatura polemica per le stesse ragioni. Certo ha una responsabilità politica per quello che è successo, per scelte fatte dalla precedente giunta, espressione delle stesse forze politiche che sostengono l’attuale,  ma si è anche mosso rapidamente per denunciare e risolvere una situazione anomala e questo gli va riconosciuto.

Se si legge il resoconto del dibattito in consiglio comunale,  ogni intervento, sfrondato della parte polemica, contiene una tessera che messa assieme alle altre compongono il quadro della situazione e di cosa si deve fare per evitare che si ripetano  casi analoghi.
Bisogna togliersi gli occhiali della polemica e cercare di rendere operative le cose che si sono dette. Il vero guasto  si avrebbe se, passata la fase elettorale, tutto tornasse come prima, con una visione partigiana della cosa pubblica.
I cittadini chiedono buona amministrazione. Lo chiedono alla maggioranza che deve governare e all’opposizione che non deve essere esclusa dalla possibilità di esercitare un controllo reale.

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

sabato 30 ottobre 2010

PULIZIA STRAORDINARIA DELLA BAIONA. PIU' INFORMAZIONE PER FAVORE



Abbiamo apprezzato lo stanziamento di 100.000 euro, annunciato il 3 ottobre u.s. dall’assessore Dradi,  per  un primo intervento di pulizia straordinaria della pialassa Baiona.
Ci attribuiamo una parte del merito  per aver sollevato il problema e  per aver ottenuto che il Comune intervenisse senza per questo “montarci la testa”, tanto più che è un riconoscimento che ci diamo da soli visto che nessun’altro lo farà mai.
Apprezziamo anche la recente dichiarazione, fatta il 26 ottobre dall’assessore, di inizio della pulizia straordinaria.
Leggiamo l’annuncio su vari organi di informazione e apprendiamo che si tratta di una “giornata ecologica” per volontari, che vedrà coinvolte alcune associazioni con il supporto di Hera.
Noi siamo per il coinvolgimento dei cittadini e dei volontari  per cui parteciperemo attivamente. Saperlo con così largo anticipo ci consentirà di programmare i nostri impegni  per non mancare agli appuntamenti di gennaio e febbraio 2011.
Non ci sembra che le “giornate ecologiche”,  utili e importanti specie per creare la cultura del rispetto dell’ambiente, possano risolvere il problema che è consistente e complesso. Non si tratta di raccogliere solo bottiglie di plastica o vetri rotti ma da qualche parte si deve pur iniziare per cui va bene così.
Vorremmo però che l’assessore  illustrasse anche come intende spendere quei 100.000 euro promessi. Che  dicesse  gli interventi che prevede di attuare e la relativa voce di spesa.
Una elementare previsione dalla quale tutti possano capire quando e per che cosa verranno spesi quei soldi.
I cittadini amano essere coinvolti ma anche essere informati.
Grazie

Carlo Zingaretti ed  Enzo Pezzi
Ravennadomani

martedì 26 ottobre 2010

Un Ente Parco più vicino ai cittadini. Non lo è il Parco del Delta del Po.

UN COMMENTO ALLA PROPOSTA DELL’ASSESSORE FUSIGNANI.

Se non abbiamo capito male, la proposta dell’assessore provinciale all’ambiente Eugenio  Fusignani è di rivedere i confini del Parco del Delta del Po, separare la parte di Ravenna da quella di Ferrara, costituire un Ente parco delle Valli e delle Pinete che dal fiume Reno arrivi fino alle saline di Cervia, nominare presidente di questo Ente l’assessore provinciale all’ambiente.

Ci sembra un ottimo inizio, assessore.
Crediamo che anche lei abbia come scopo quello di evitare di creare doppioni, di semplificare le strutture, le procedure, di contenere i costi del “personale politico” che siederà negli organi di amministrazione.
Alla fine del percorso da lei proposto il cittadino deve poter avere : un interlocutore visibile, competente, a “portata di mano” e meno costoso dell’attuale, prendendo a riferimento la quota parte di Ravenna.
Vorremmo che però facesse uno sforzo di elaborazione anche nella direzione, da noi proposta, di coinvolgere anche altre organizzazioni, in primo luogo quelle del turismo.
I rappresentanti degli Enti pubblici devono assicurare gli interessi di tutti ed evitare che si creino sperequazioni e  privilegi fra i cittadini.
La tentazione fortissima di chi esercita la pesca sportiva, dei capannisti e dei cacciatori è quella di considerare quei territori un po’ di loro pertinenza e ci vuole quindi il polso fermo dell’amministratore per mantenere il giusto equilibrio e distacco.
Però se questi ambienti paesaggistici, da tutelare ad oltranza, non entrano nel “gioco economico”, ed in questo caso ci riferiamo al turismo, finiscono per restare una marginalità a cui si dedicano poche persone. Invece hanno una valenza strategica nella riqualificazione dell’offerta turistica e gli operatori del settore stanno iniziando a comprenderla bene.
Quindi un loro coinvolgimento lo riteniamo utile e necessario, come altre forme di coinvolgimento dei cittadini, sulle quali si può e si deve lavorare. (ad esempio: a parte il presidente che sarebbe l’assessore all’ambiente del momento, perché non prevedere l’eleggibilità di tutto o di parte dell’organismo politico di gestione dell’Ente direttamente da parte dei cittadini ?)

Sia ben chiaro che si deve creare una cultura dell’ambiente tale da rendere condivisibile a tutti che quelle zone sono inviolabili e che ogni intervento in esse deve passare tutti i vagli per evitare di manomettere l’habitat e l’ecosistema, che devono restare integri e protetti.
Però è possibile che questi ambienti siano mete di escursioni e di tante altre attività legate alla natura che ne consentirebbero una valorizzazione economica in grado di contribuire alle spese necessarie per tutelarli e preservarli.
Ci sono esperienze in Europa bellissime da cui prendere esempio.

N.B. speriamo che “la proposta Fusignani” non sia solo una provocazione troppo intelligente.

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

domenica 17 ottobre 2010

SI E' PARLATO DI TURISMO. RIPORTIAMO L'INTERVENTO DI ASSHOTEL

Cernobbio, 24 ore fa...........

pubblicata da Filippo Donati il giorno domenica 17 ottobre 2010 alle ore 11.31



 Cernobbio 16 ottobre 2010

Dopo avere ascoltato gli interventi di ieri, sono sorte, in noi di Asshotel, notevoli perplessità. Per evitare il rischio di cadere nel generico vogliamo partire da una diversa angolazione di analisi.
Sembra che tutti facciano finta di non sapere che c’è un 2010 da dimenticare, un 2010 che ha segnato il punto più basso della redditività delle nostre aziende.
Durante tutto l’anno ci siamo sorbiti la lettura dei dati statistici sull’andamento del turismo nazionale davvero stucchevole, da una parte pubbliche amministrazioni, comuni province regioni e stato che descrivevano situazioni più o meno rosee, all’insegna dell’ottimismo, ma che non facevano il paio con le dichiarazioni delle Associazioni di categoria che denunciavano perdite di fatturato, di competitività del sistema e di affanno del comparto … bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto ?!
E' forte l’impressione di un approccio al tema incapace di assumere una visione ampia e strategica. La formula del fare rete deve non deve essere una sommatoria ma un prodotto nuovo e ulteriore rispetto ai suoi componenti. Sappiamo che il picco disoccupazionale verrà raggiunto nel primo trimestre 2011, nessuno lo ha detto.....volete farmi credere che siamo anche incapaci di vere analisi dei numeri, incapaci di orientare l’offerta, di segnalare agli operatori quello che accade prima, durante e dopo le stagioni.
In questo modo signori il sistema si sta incartando su se stesso, diventa autoreferenziale, esattamente quello che noi di Asshotel non vogliamo essere. Delle cose che sono di comune accordo riconosciute come “andate bene” è inutile discutere e sarebbe molto peggio gloriarsi. È il momento di mettere a bilancio e mettere a fuoco soprattutto i segni meno, le cose non riuscite, i problemi aperti, molti dei quali noti, da tempo, a tutti noi della filiera. Qui il problema non è se il Ministro fa cose o ne fa altre, qui il problema è culturale, un Ministro del Turismo senza ministero e senza portafoglio in un paese come l’Italia è inconcepibile, vengono messi pochi soldi nel turismo nonostante ad ogni convegno, comizio o forum lo si definisca il petrolio del paese.
Ieri ho sentito ripetere più volte le parole “opportunità” “Innovazione” “rilancio” “valorizzazione” “sostegno” “sviluppo” “concertazione” nel frattempo non c’è paragone con quello che altri paesi investono, perfino l’Austria ed il Marocco investono più di noi, ma quel che è peggio è che non solo non ci sono risorse ma nemmeno politiche strutturali. Si pensa al turismo come ad un fattore etereo, immateriale … non che non lo sia … anzi, ma il turismo ha bisogno di strade e sistemi aereoportuali concepiti con logiche di processo e non di funzione, di alberghi ben tenuti, di operatori motivati, di personale ben formato, di urbanistica, di credito e di qualcuno che pulisca alla fine.
Il turismo è fatto di tanti mestieri umili, ed è fatto al contempo di grandi scelte strutturali.
Vogliamo forse continuare a fare del turismo una questione di trovate ?!
Pensiamo di cavarcela sempre con delle trovate ?!
Tanto di cappello per chi ha poche risorse ma non basta.
Io invece vorrei evidenziare che nessuno ha accennato a Basilea 3........!!!!
Serve lo Stato nel turismo signori, dove non c’è lo Stato il turismo non funziona.
Noi di Assohotel consideriamo il turismo un’industria a “partecipazione statale”
Ora il punto che resta da indagare è: come mai tutti citano il turismo come risorsa nazionale, ma nelle politiche economiche non ve ne resta traccia ?
Ipotizzo una risposta.
Scommettere su una risorsa turistica di rilievo per l’economia italiana è troppo scomodo, tanto scomodo che nessuno si assume l’onere di ipotizzarlo o abbozzarlo.
Significherebbe approntare scelte vere e radicali nel settore della logistica dei trasporti, contrastare la rendita fondiaria e immobiliare in un paese che ne sta morendo soffocato, significherebbe un nuovo slancio ad aprire le regioni del sud, ed altri pezzi del paese, alla legalità economica.
Se la vediamo così capiamo perché sia più facile recitare la solita e ben nota litania: eravamo i primi e adesso siamo i quinti, i sesti … dobbiamo recuperare il terreno perduto e per farlo basta che la gente veda quanto siamo belli. Ma il Turismo signori non aspetta, il turismo viaggia alla velocità di internet, a questo proposito segnaliamo che il portale Italia.it non è al passo con i tempi, ha una architettura vecchia, contenuti superficiali, spesso anche sbagliati, improntato su una comunicazione unidirezionale. Al 15 di ottobre mantiene in primo piano le proposte mare, mentre la ricerca delle strutture ricettive non funziona.
Il turismo non è altro che lo specchio dell’intera questione del sistema Italia.
Perché quando ragioniamo di industria ci occupiamo degli impianti e quando ragioniamo di turismo non ci occupiamo di alberghi?
Dobbiamo fare di più Signor Ministro, Signor Amministratori, Signori Colleghi, pensiamo ad un provvedimento semplice come la detassazione del valore aggiunto della vendita degli alberghi dal proprietario all’affittuario, questo significherebbe veramente dinamizzare tutta la situazione e riaprire una nuova mutazione nelle nostre strutture ricettive. Ci sono diversi progetti di legge da più parti che lo prevedono e che aspettano di essere approvati. Ecco una prima prova dei fatti. Per noi e per il Governo.
Io non sono qui a chiedere l’equiparazione dell’Iva agli altri Stati concorrenti, lo so che non ce lo possiamo permettere di questi tempi.
La legge 135 non è mai stata usata se non per fare errori, come gli STL di due comuni, di una provincia di una valle: ecco il proliferare di “land of tourism” o di STL con nomi a dir poco Disneyani, “Sublimazione dell’acqua” … realtà territoriali in concorrenza, con pochi fondi ciascuna per andare a farsela, la concorrenza, in luoghi lontani e difficili, disperdendo tutti in inutili riti autocompiacenti. Ognuno per sé, con una APT provinciale che va alle fiere, un STL di tre comuni che fa una conferenza stampa a Portland, una Camera di commercio che apre una vetrina a Parigi, un festival musicale che si presenta a Tokio,un aeroporto contro un'altro suo vicino che corre dietro al carrer con il portafoglio in mano.
Per quanto potremo continuare a permetterci 13.000 enti che si occupano di turismo, 13.000 ricette, sistemi, dove fiumi di denaro creano rigagnoli improduttivi.
La parola chiave è geometria variabile, darci un ordine, procedere con metodo e le sedi per affrontare questa sfida ci sono, ecco perchè chiediamo convinti di rivedere il commissariamento di Enit, perché diventi il vero motore trainante della nostra offerta sui mercati esteri, e basta sentirsi sempre dire dalle Regioni che è colpa dello Stato e dallo Stato che è colpa delle Regioni…Se la prerogativa, quella della competenza esclusiva sul turismo, sancita dalla Costituzione la si reputa sbagliata, cominciamo a pensare ad una modifica costituzionale ?!?!?! Abbiamo necessità una politica nazionale, !!!!! le Regioni e lo Stato traccino i percorsi, l’Enit ci guidi. Noi di Asshotel auspichiamo che venga presa in considerazione la revisione della 135 per passare dai Sistemi turistici locali a sistemi di prodotto nazionali, non più destinazioni quindi, eccetto per le tre città di maggior richiamo, ma prodotti: il balneare, il termale, la montagna, l'enogastronomia, le città d’arte.
Governiamo insieme questo turismo che non è né di destra né di sinistra cosa ci vuole per capirlo ?! Chiudo con una nota che mi preme molto se non per il rispetto di quei miei colleghi che gestiscono le loro strutture affiancati dalle loro famiglie. La dimensione media del sistema turistico alberghiero italiano è di 31 camere contro una media europea di 28. Quindi l'anomalia non siamo noi. L'anomalia è quella di una classe politica dirigente che confonde la piccola impresa con un modello ridotto della grande impresa.
Mi sembra caro Ministro, che lei possa contare su assohotel se non altro per la estrema chiarezza e correttezza con la quale avanziamo le nostre perplessità e con la quale saremo lieti di collaborare alla concertazione delle prossime e decisive strategie che lei vorrà intraprendere.
Per concludere visto che fortunatamente il Ministro Brambilla ha parlato di Cenerentola e non di Bella Addormentata... “e vissero tutti felici e contenti.....”.

sabato 16 ottobre 2010

Camminate, gente camminate

 
Camminare tanto protegge la memoria
Roma, 13 ottobre 2010  (Adnkronos Salute) -
Per una memoria degna di Pico della Mirandola, meglio abbandonare auto e moto e armarsi il prima possibile di scarpe comode.
Secondo un nuovo studio pubblicato su 'Neurology' online, camminare almeno 10 km a settimana, infatti, protegge la dimensione del cervello e difende la memoria dai problemi in età avanzata.
"Il cervello si restringe in tarda età - spiega Kirk Erikson dell'University of Pittsburgh (Usa) - cosa che puo' causare problemi di memoria. I nostri risultati dovrebbero incoraggiare trial clinici mirati e ben disegnati sull'esercizio fisico negli anziani", per indagare su un "promettente approccio per prevenire la demenza e la malattia di Alzheimer".
Nella ricerca 299 persone senza segni di demenza hanno registrato il percorso compiuto abitualmente a piedi, in una settimana. Nove anni dopo i ricercatori hanno sottoposto i volontari a scanner cerebrale per misurare le dimensioni del loro cervello. A distanza di altri quattro anni, poi, tutti sono stati sottoposti a una serie di esami per capire se nel frattempo avevano sviluppato un deficit cognitivo o una forma di demenza. Risultato, gli anziani che camminavano per almeno 10 km a settimana presentavano un volume di materia grigia maggiore rispetto ai 'passeggiatori' piu' pigri, e questo nove anni dopo l'inizio dello studio. Quattro anni più tardi, inoltre, 116 volontari (il 40%) avevano sviluppato una difficoltà cognitiva o una demenza.
Ebbene, per gli anziani che avevano macinato più chilometri, il pericolo di incappare in questi problemi è risultato dimezzato. "Se un'attività fisica regolare nella mezza età potrebbe migliorare la salute del cervello e la prontezza di pensiero e memoria a distanza di anni", questa sarebbe una ragione in più per rendere l'esercizio fisico regolare a tutte le età un "imperativo per la salute pubblica", conclude Erikson.  

segnalata da Domenico Poddie

giovedì 14 ottobre 2010

Ritorniamo sull'argomenti "notti di Ravenna". Se una goccia dopo l'altra spacca la pietra, una parola dopo l'altra spaccherà luoghi comuni ?


Le notti di Ravenna vanno ripensate.

Ci fa piacere che la Confesercenti esprima un parere altamente positivo per la notte d’oro appena trascorsa, al contrario di noi che abbiamo espresso un parere critico. La diversità è un ricchezza. Qualche annotazione aggiuntiva però crediamo  sia necessaria.
Chi ha avuto modo di passare per il centro si è reso conto di una cosa:  era impossibile circolare perché le vie e le piazze erano intasate da tantissima gente che ascoltava musica a “tutto busso” con il loro bel bicchierone di birra in mano. Birra non acqua minerale. Visto che si è tanto polemizzato nell’estate appena trascorsa ci pare che qualcosa non torni.
Concepire una notte di divertimento e misurarne il successo dal numero di persone ci sembra un parametro vecchio e inutile.  Alla fin fine si è trattato di un concerto di un cantante, organizzato in piazza. Non ci sembra un’idea originale e qualificante. Oltretutto un centro storico gremito all’inverosimile non offre neppure garanzie di sicurezza e non possiamo accorgerci “dopo” del problema.
Per quanto riguarda poi gli affari d’oro, leggiamo quello che ha riportato la stampa locale: bar, ristoranti hanno fatto affari: piadina, birra e bomboloni. Se facciamo un bilancio economico non so quanto alla città, nel suo insieme, sia convenuto.

Per ultimo rileviamo che il Comune, a cui riconosciamo le migliori intenzioni, si è messo ad organizzare anche l’intrattenimento serale di massa.  Ci saremmo aspettati che l’Ente rappresentativo dei commercianti rivendicasse l’organizzazione di eventi per animare il commercio del centro storico, premesso che, secondo noi, non è con queste serate che si dà un contributo alla cultura, premesso che molti ravennati si sono chiusi in casa.
Noi abbiamo proposto che siano i commercianti ad organizzare eventi simili, coordinandosi con il Comune e anche con contributi economici da parte del Comune, cioè della cittadinanza. Che gli eventi tengano conto della peculiarità culturale di Ravenna. Che abbiano un filo conduttore comune. Che siano organizzati per zone o per quartieri in maniera da distribuirli su più serate, senza le “folle oceaniche”.
Gli esempi di cose simili ci sono anche qui vicino: Bagnacavallo.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

lunedì 11 ottobre 2010

Notte d'oro, notte rosa, notte bianca. Meglio notti meno grigie tutto l'anno che tre notti isolate e sgargianti !



Una riflessione pacata sulla trascorsa “notte d’oro”, che segue la notte rosa e precede la notte bianca.

Serve davvero stipare la città con 50 mila persone, tante erano secondo una stima del sindaco ? Chi ne trae vantaggio? Dove sta il divertimento ?  Spetta al Comune occuparsi di un evento del genere ?

Ho fatto un rapido giro verso le 11 di sera. Mi sono piaciute le iniziative che ho visto nel borgo San Rocco, mi sono sembrate meno convincenti quelle in altre zone della città.  Sono entrato in Piazza del Popolo e lì mi sono dovuto fermare. Impossibile accedere a via Diaz, via  Matteotti, via Cavour. Tantissima gente assiepata per il concerto di Bersani impediva ogni spostamento.   I negozi erano per la maggior parte chiusi. Evidentemente molti negozianti hanno preferito evitare  una bolgia del genere forse anche per questioni di sicurezza.  Forse sarebbe molto meglio chiedere agli stessi commercianti del centro di organizzare delle iniziative serali  contribuendo a premiarle per la loro buona riuscita. Sarebbe meglio aumentare  le notti con intrattenimenti,  organizzando eventi per zone della città, per quartieri.

Piazza Garibaldi era stipata di mezzi di soccorso e di mezzi della polizia. Con tanta gente non so con quale efficacia sarebbero potuti intervenire. 

Non sono tre notti con un pienone paralizzante che possono bilanciare le restanti notti dove la città è completamente deserta. A me piacerebbe meno gente tutta in una volta ma distribuita in quantità più equilibrata su più serate.

Carlo Zingaretti

martedì 5 ottobre 2010

DEGRADO DELLA PIALASSA BAIONA: QUALCHE BUONA NOTIZIA !


Ci fa piacere apprendere dall’assessore all’Ambiente del Comune che sulla pialassa Baiona, dopo le sollecitazioni provenienti da più parti,  ci siano in atto numerosi interventi del Comune  per il suo risanamento e per la sua fruizione.   Che però  non esista ancora un piano per il suo risanamento e recupero è singolare e imperdonabile soprattutto se si pensa ai tempi di una sua elaborazione ed  attuazione sul campo. Ci preoccupa molto l’orizzonte temporale in cui si collocano gli annunciati interventi che non ci sembra prossimo. I soggetti chiamati a collaborare sono molti: assessorati comunali, Parco del Delta, Regione, ognuno con proprie competenze e ruolo, spesso solo formali,  per cui  c’è il fondato rischio di una dilatazione dei tempi inverosimile.

 Ci fa molto piacere sapere che il Comune, guardando fra le pieghe del bilancio,  abbia destinato in questi giorni circa 100.000 euro per iniziare un’operazione  straordinaria di rimozione dei rifiuti e di strutture in evidente stato di abbandono. Operazione che dovrebbe proseguire anche il prossimo anno con uno stanziamento, ci auguriamo, più adeguato. Di quale entità ?
Vorremmo che si desse anche la massima priorità alla rimozione dell’ingente quantità di eternit-amianto che si trova nella pialassa e di cui non c’è traccia nelle affermazioni dell’assessore.

Difficile negare che se il problema del degrado non fosse stato reso di pubblico dominio forse oggi quelle risorse non si sarebbero trovate, quindi affermare che “il Comune mantiene alta l’attenzione al proprio patrimonio  naturalistico” ci sembra un po’ una forzatura, per giunta tardiva, senza con ciò negare le tante cose che si fanno.
Sarebbe meglio che fra Comune e cittadini ci fosse maggiore comunicazione.

Oltre alla pialassa Baiona ci sono altri ambiti naturalistici di grande pregio che hanno bisogno di interventi e per i quali ci sono scandalosi ritardi.
Le risorse sono poche ? comprendiamo benissimo. Bisognerebbe però sapere quali sono le priorità a cui si destinano quelle esistenti e capire perché l’Ambiente viene sempre per ultimo e solo se si è tirati per la giacca.

Carlo Zingaretti e Enzo Pezzi
Ravennadomani

mercoledì 29 settembre 2010

PIALASSA BAIONA, UN DEGRADO DA RISANARE – SECONDA PARTE.




Dopo la nostra prima denuncia  sul degrado della Baiona, fatta alla fine agosto, si sono succedute prese di posizione di cittadini,  associazioni, partiti, indignati per lo stato delle cose.
Molti hanno voluto sottolineare che avevano già protestato, in un passato più o meno recente, per lo stesso problema. Meglio così, ci fa solo piacere arrivare non per primi.  Noi di “Ravennadomani” vogliamo  contribuire a rendere noto il problema a quanta più gente possibile,  tenerlo vivo con immagini e non solo con parole affinché tutti facciano la loro parte, a cominciare da coloro che hanno  l’autorità e la responsabilità della tutela del territorio e dei suoi abitanti:   Comune, AUSL, ARPA, Prefettura.  

Per  mantenere alta l’attenzione proponiamo un secondo servizio fotografico articolato su tre parti. Una ricognizione  lungo via delle Valli, l’isola degli Spinaroni e  immagini delle arginature della valle così importati per il suo mantenimento ma così approssimative e pericolose per come sono state realizzate.

I capanni che costeggiano via delle Valli sono in gran parte in muratura. Si va dalla semplice costruzione tirata su alla meglio alla vera e propria villetta con giardino.  Niente di unitario, di armonico ma ognuno è un caso a sé. Quello che unifica è  l’ampio uso di eternit, materiale altamente cancerogeno perché fatto di amianto, utilizzato come copertura dei capanni,  delle piccole rimesse, dei gabinetti che scaricano direttamente in valle, dei piccoli “magazzini”. Molti capannisti ne hanno fatto scorta, ammucchiandolo e coprendolo alla meglio.   Una specie di deposito di ferrovecchio con un barcone da dragaggio semiaffondato, interrompe la serie dei capanni.
Sull’isola degli Spinaroni, oltre al degrado, è visibile  lo stato di abbandono in cui versa l’unico capanno esistente, che viene fatto risalire all’ultima guerra, usato come base dai partigiani.  Purtroppo solo qui è  previsto un intervento di risanamento a carico del Comune di 330.000 euro, che purtroppo verrà attuato in due tranche, quindi diluito su più anni.

Le foto anche in questo caso parlano da sole e fanno vedere come nella civilissima Ravenna, possibile candidata a capitale della cultura, possa essere lasciato degradare  uno degli ambienti paesaggistici e naturalistici più belli che esistano da noi.

Più  si tarda ad intervenire nella Baiona più la situazione peggiora e potrebbe diventare sempre più difficile  e  costoso il risanamento.   
Chiediamo alle Autorità di attivarsi con strumenti rapidi ed efficaci  per eliminare presto le cause di maggiore pericolosità:  eternit cioè amianto,  “rifiuti speciali”, barche e capanni abbandonati o semiaffondati.  Tutta la zona va messa almeno in sicurezza.
Chiediamo a tutti i cittadini di prendersi a cuore il problema perché  se non c’è  una volontà estesa e condivisa,  gli interventi di risanamento e recupero  potrebbero tardare e  procedere  più lentamente del necessario.
La sfida per l’ambiente passa anche dall’impegno  di ciascuno.

p.s. Noi pensiamo che la pialassa Baiona sia patrimonio di tutta la comunità,  senza posizioni di preminenza e senza gruppi o categorie  privilegiate.   La proposta di costituire un ente  per la valorizzazione della Baiona l’abbiamo fatta noi  in agosto e la riconfermiamo con questo spirito.

27 settembre 2010

Carlo Zingaretti e Enzo Pezzi
 Ravennadomani

martedì 21 settembre 2010

TOMBAMENTO DEL CANALE CANDIANO ? NO, GRAZIE


A proposito della “ridefinizione della Darsena di città” proposta da “Candiano, domani ?”

A Saturno Carnoli, animatore di “Candiano, domani?”, non si può non riconoscere un profondo amore per la sua città e un ruolo da intellettuale attento e immaginifico.  Le sue proposte,  quasi mai  banali, spesso sono provocatorie e in una realtà “addormentata” come Ravenna fanno fare qualche salutare sobbalzo.
Anche le provocazioni però devono poggiare su delle basi concrete.  La  sua proposta di tombamento parziale del canale Candiano ci sembra che sia un bell’esempio di quanto sopra detto.
Di recente è uscita sulla stampa locale una ennesima “promozione” della sua idea e poiché non la condividiamo, esprimiamo le nostre ennesime ragioni contrarie.
Premettiamo che su un punto  siamo d’accordo:  quando si invoca un processo partecipativo per  la progettazione della darsena di città che, per la rilevanza dell’iniziativa, non può riguardare solo il quartiere interessato.
Siamo in disaccordo quando si propone di tombare il canale Candiano dalla stazione  ferroviaria fino al cimitero, ricavando un “vastissimo parcheggio sotterraneo”,  una strada carrabile sotterranea sopra il parcheggio,  un sottopasso di collegamento con la stazione ferroviaria. Sopra a tutto ciò una  pineta urbana di 12 ettari con una serie di servizi accessori, percorsi,  arredo urbano.
Fra le motivazioni a sostegno di un tale progetto ci sarebbe l’alto costo che avrebbe la bonifica  del Candiano  in presenza di fanghi nel fondale fortemente inquinati.

La  proposta  ci sembra un’evidente provocazione culturale perché stravolgerebbe completamente l’assetto urbanistico “moderno” della città che risale al 1700.
Il canale Candiano, nella sua  forma attuale, è inserito fra i corsi d’acqua di valore naturalistico-ambientale dalla Regione Emilia Romagna ma al là dei vincoli siamo convinti che il canale e quindi l’acqua, siano un valore aggiunto e unico per la nostra città.
Nella lunga storia di  Ravenna non c’è mai stata una pineta in quella zona.
Ma gli aspetti urbanistici e culturali per adesso non li vogliamo approfondire, anche se la simulazione a computer del “grande parco” al posto del canale ci dà un angoscioso senso di spaesamento.
Poiché  si parla di realizzare una pineta in mezzo alla città  c’è un qualche  interesse da parte di  chi è attento all’ambiente e alla natura e allora vogliamo argomentare quanto, a nostro avviso, sia inverosimile sotto questo aspetto e come sia in contrasto con le finalità che vorrebbe perseguire.

Procediamo per punti per essere concisi:
  1. nella parte del Candiano che si vuole trasformare in bosco, confluiscono: il Bidente, il canale Lama, le acque  che provengono dall’idrovora di parco di Teodorico. Bisognerebbe  modificare, fino a stravolgere, l’idrografia di  questa parte di  Ravenna per non parlare  dello stravolgimento del sistema acquifero della falda.
  2. la falda acquifera infatti è  a  circa 1,60 metri dal piano di campagna attuale. La realizzazione del parcheggio avviene quindi in falda. Va realizzata una struttura “galleggiante”  in calcestruzzo e ferro idonea a resistere alle infiltrazioni e alla spinta dell’acqua. Per resistere a ciò si dovrà ancorare la struttura a terreni solidi e renderla di un peso tale da reggere le spinte a cui verrebbe sottoposta, per non dire degli impegnativi e costosi sistemi di pompaggio delle acque necessari per lavorare nel canale ( che deve essere mantenuto vuoto) con grave pregiudizio della stabilità dei terreni e degli edifici circostanti.
  3. la profondità del canale è di circa 6 metri e non  8 metri come viene indicato.  Se  si vuole realizzare solo un piano a parcheggio il “cassone” di calcestruzzo dovrà avere un’altezza di circa 6 metri. Poiché sopra di esso dovrà attecchire una pineta che necessita di un adeguato strato di terreno vegetale, la profondità attuale del canale non è sufficiente. Bisognerà scavare,  fanghi compresi, con la conseguente necessità del loro smaltimento in discarica con costi rilevantissimi. Se  poi si volesse, come sembra di capire,  avere una strada carrabile sotterranea sopra il parcheggio, cioè una struttura su due piani, lo scavo dovrebbe essere molto  profondo.
  4. un “vastissimo parcheggio sotterraneo”  con i sottoservizi, locali tecnici ecc. presuppone l’utilizzo di quasi tutto il tratto tombato, che è di circa 2 km di lunghezza per 60 metri di larghezza. Realizzare il  “cassone” di calcestruzzo non sarà semplice e richiederà una struttura di tutto rispetto dal punto di vista ingegneristico. Una stima approssimativa ci fa dire che occorreranno non meno di 500.000 metri cubi ( cinquecentomila) di calcestruzzo armato con abbondante ferro per una struttura a un solo piano. Se i piani sono due, tutto si incrementa.
  5. per piantare  una pineta, quindi alberi ad alto fusto, sul “cassone” di calcestruzzo quanta terra occorrerà portare ? Bastano 450.000 (quattrocentocinquantamila) metri cubi di terra ?
  6. tralasciamo di considerare tutti i temi della viabilità necessaria per tenere in vita un simile parcheggio, dei dispositivi antincendio, della depurazione dei  gas di scarico, degli altri aspetti connessi alla gestione di tutta la realizzazione. Non entriamo neppure sui costi di realizzazione ( li abbiamo stimati e sono più che consistenti) né sulle possibilità di gestire economicamente una tale “cattedrale” sotterranea.
  7. anche se il “cassone” , quindi il parcheggio, fosse di dimensioni inferiori le problematiche indicate nei punti precedenti resterebbero tutte. Le quantità in gioco sarebbero  diverse anche se una loro riduzione non seguirebbe una proporzionalità lineare. Nel caso di dimensioni inferiori, la parte di canale non utilizzata come parcheggio sotterraneo verrebbe riempita di  detriti e terra. Una prospettiva sconsolante per la sua povertà. 

Quello che potrebbe apparire come un progetto per la Natura, per la Vivibilità  in realtà  è una colossale colata di calcestruzzo e ferro, un riporto rilevantissimo di terreno e uno sconvolgimento idrografico della città.  Si aggiungerebbe alla già rilevante edificabilità prevista lungo la Darsena.

Ravenna forse diventerebbe Capitale  ma non della cultura,  della cementificazione !
E’ meglio bonificare il Candiano e individuare altre  priorità, altri modi per migliorare l’Ambiente e la Vivibilità che richiedono l’apporto di intelligenze, energie  e risorse.

Facciamo anche noi una proposta in tal senso: perché non riportare in parte allo stato originario del 1700 le nostre pinete, integrando  l’attuale sistema ambientale con gli ampi territori limitrofi che si stanno rinaturalizzando, connettendo questo sistema alla città con “percorsi verdi” e attraverso la realizzazione della cintura verde, prevista nei piani urbanistici di Ravenna ma ancora in gran parte non attuata?

Carlo Zingaretti
 Ravennadomani

venerdì 10 settembre 2010

Consorzio per i Servizi Sociali: un incomprensibile autogol

L’OPINIONE

10 settembre 2010

Mancano diversi mesi alle elezioni amministrative e quindi ci attendono
ulteriori sviluppi della polemica sul buco del Consorzio servizi sociali. Una
polemica in gran parte interna ai partiti di opposizione  che si dedicano con
tenacia alla reciproca delegittimazione. Ci si poteva aspettare che si
unissero, dimenticando per un po’ divisioni e antipatie, per chiedere conto e
ragione a chi amministra saldamente Ravenna da tanto tempo, ma non è andata
così.

Il buco del Consorzio è  stato un incubo per molti, più all’inizio, quando si
è scoperto.
Riepiloghiamo i fatti che si conoscono dai resoconti apparsi sulla stampa:
1. il buco nel bilancio del Consorzio è di circa 9,5 milioni di euro, una
cifra più che ragguardevole emersa nel corso della liquidazione dell’ente.
2. il buco si è accumulato nel corso di più anni.
3. questo importo, seppur non contabilizzato, è servito per erogare i servizi
e le assistenze richieste.
4. ci sono alcune diversità di interpretazione dei contratti stipulati dal
Consorzio con le cooperative sociali che erogano i servizi. Diversità che però
incidono relativamente.
5. la validità e la qualità dei servizi erogati non sembrano essere in
discussione, se non in una casistica che rientra nella normalità
6. non siamo in presenza di malversazioni o distrazione di fondi.

L’attenzione si è focalizzata sulla presunta incapacità/inadeguatezza del
management e degli organi di amministrazione e controllo del Consorzio.  Un 
aspetto  di non poco conto, che è più che giusto  esaminare e approfondire per
le conseguenze che potrebbero esserci anche in sede giudiziaria.
Forse la commissione d’indagine del consiglio comunale riuscirà a far
chiarezza sulle ragioni di questo incomprensibile autogol, sul perché non siano
state contabilizzate prestazioni effettivamente fornite. Una commissione di
indagine che ha lavorato fra mille polemiche  e personalismi e che ha messo in
evidenza come la politica sia prigioniera di  contrapposizioni pregiudiziali e
impregnata di giustizialismo tout court. Un’altra occasione persa.

Su questa vicenda, che certamente non si esaurirà in breve tempo e che vedrà
altre polemiche, aleggia però un interrogativo che nessuno esprime apertamente
perché denso di risvolti: cosa sarebbe successo se il “buco”  fosse stato
regolarmente  contabilizzato nei bilanci del Consorzio?

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

giovedì 9 settembre 2010

Le sei proposte di Fiammenghi non ci convincono


9 settembre 2010
Le proposte del consigliere regionale, apparse sulla stampa locale, non ci sembrano un progetto per il futuro ma una riproposizione di cose già sentite, un modo per sistemare un pò meglio l'esistente. Occorre altro. Manca ogni, seppur piccolo, riferimento all'ambiente.
A nostro avviso il primo punto da mettere in evidenza non è tanto la riqualificazione delle strutture ricettive che pur hanno bisogno di interventi, ma l'Ambiente inteso nel senso più ampio del termine. Gli interventi irrinunciabili sono tutti quelli che servono a salvaguardarlo, a ripristinare condizioni ambientali migliori, a valorizzarlo. Chi viene in vacanza vuole un benessere che lo circondi a 360 gradi e non solo quando si trova in spiaggia, ammesso che in spiaggia non debba sgomitare con il vicino perché gli ombrelloni sono troppo fitti, ammesso che il mare sia pulito e non risenta del carico inquinante dei fiumi, ammesso che l'aria non abbia odori sgradevoli.

Se si continua a cementificare, se non si riqualifica il patrimonio edilizio esistente lo squallore che ne deriverà, e che già adesso è tangibile in tante località della costa, allontanerà per sempre i turisti che sceglieranno, come stanno già facendo, località più "incontaminate", con una urbanistica più moderna. Ci vogliono più impegno e più risorse per coordinare i piani regolatori, stabilire standard edilizi evoluti, ridurre l'impatto ambientale delle costruzioni esistenti, realizzare un arredo urbano funzionale e gradevole, valorizzare il patrimonio naturalistico e paesaggistico esistente e renderlo fruibile, all'interno di regole ben precise.

Turismo e trasporto privato sono un binomio inscindibile. Serve davvero una metropolitana costiera che colleghi i vari lidi ? e' un'idea di parecchi anni fa, che per essere attuata comporta costi elevati e un livello di coordinamento degli enti coinvolti molto impegnativo. Quanto è realmente attuabile nei prossimi 5 anni e a quali costi di gestione?

La nuova frontiera della mobilità privata è il trasporto elettrico, quindi attrezzare aree per la ricarica delle batterie, prevedere agevolazioni per chi usa l'auto elettrica, autonoleggi o servizi pubblici con vetture elettriche.

Il turismo ha bisogno di infrastrutture grandi e piccole. Spesso le piccole, cioè le strade di collegamento fra città e mare, le circonvallazioni, i parcheggi, le piste ciclabili sono determinanti. Troppe file, troppi ingorghi quotidiani, troppi incidenti, troppo tempo a cercare un parcheggio sono fastidiosi e fanno disamorare chiunque. Bisogna fare molto e in fretta, ci sono ritardi paurosi.

Gli aeroporti sono certamente importanti. Bisognerebbe che ci venisse spiegato perché quello di Bologna si è ripreso tutto il traffico aereo facendo pressoché chiudere Forlì e Rimini, senza che venissero sensibilmente migliorati i collegamenti fra detto aeroporto e la riviera. I collegamenti con Ravenna meriterebbero un capitolo a parte tanto sono primordiali. Tutto gravita e deve gravitare su Bologna ? Fiere e centri congressi compresi ?

Concordiamo quando si afferma che le ordinanze sono state al centro del dibattito sul turismo nel corso del 2010, perlomeno qui da noi. La discussione è stata accesa perché c'erano motivi seri e profondi. Non crediamo che si esaurirà presto. Ideologica e strumentale ? Ci sono in ballo due concezioni dello sviluppo turistico che si confrontano e che non riescono ancora a interfacciarsi. L'impostazione data dal sindaco Matteucci è stata necessaria ed è più che condivisibile anche se bisognerà tarare meglio le regole della convivenza con quelle del business. Concordiamo che occorra un confronto ragionevole, senza inutili polemiche.

Per lo sviluppo turistico è fondamentale il ruolo dei Comuni, coordinandosi fra loro, in collaborazione con gli operatori turistici, le pro loco, ecc..

APT, Unioni di prodotto ? Flessibilità, dinamicità, propensione al "cliente", non burocrazia. Ci sembra che nel complesso ci sia molto da fare anche in questa direzione. L'importante è che le realtà locali abbiano compiti precisi e decisionali.

Carlo Zingaretti e Domenico Poddie

mercoledì 8 settembre 2010

Nasce il blog di Ravenna Domani

Ravennadomani è un gruppo di opinione che riunisce persone di varia estrazione professionale e di varie fasce d’età, accomunate dall’amore verso la loro città, Ravenna.


Lo abbiamo costituito per fornire contributi di idee e proposte su come renderla sempre più vivibile e accogliente, guardano al futuro e alle sfide che ci attendono.

Non abbiamo posizioni preconcette o schierate a priori. Guardiamo ai problemi e al modo migliore per affrontarli e risolverli. E’ un obiettivo ambizioso a cui speriamo di essere all’altezza.

In questo contesto un’attenzione particolare viene dedicata allo sviluppo urbanistico, all’ambiente, alla cultura, alla convivenza.

Le nostre opinioni le proponiamo a tutti e accettiamo volentieri di discutere con tutti in maniera costruttiva.

Ravennadomani è un gruppo aperto a cui si può aderire inviando i propri dati, un indirizzo email e un numero di telefono.

Carlo Zingaretti - carlozingaretti@libero.it

martedì 31 agosto 2010

PIALASSA BAIONA: UN DEGRADO DA RISANARE

RAVENNA E TURISMO: PIALASSA BAIONA, UN DEGRADO DA RISANARE.

31 agosto 2010
Questa estate il turismo dei nostri lidi è stato al centro di un dibattito intenso fra le Istituzioni, gli operatori e la gente comune.

I lidi di Ravenna hanno il vantaggio di avere spiagge accoglienti, ampie, spesso non fagocitate dalla speculazione immobiliare. Sono valorizzati da scorci paesaggistici molto suggestivi a ridosso proprio delle località turistiche: le pinete di San Vitale e di Classe, le zone umide, le valli.

Spiagge e zone naturali retrostanti vanno considerate come un tutt’uno perché possono offrire al turista la possibilità di arricchire la sua permanenza, alternando alla spiaggia passeggiate in ambienti naturali molto belli.

Detto questo, la realtà si manifesta in ben altro modo.

Se si fa un giro nella pialassa Baiona, dietro Porto Corsini e Marina Romea, si resta sconcertati e umiliati da quanto degrado può produrre l’incuria e l’ignoranza.
Lo abbiamo fatto e per non tediarvi con descrizioni, vi mostriamo le foto, più eloquenti di ogni parola.

Una serie di capanni e di ricoveri per imbarcazioni ricopre l’area, specie a ridosso della strada, dove l’eternit (cemento e amianto) regna sovrano. Un materiale cancerogeno utilizzato, in quel contesto, per le coperture dei capanni, per gli arginamenti, sbarramenti delle acque, tamponamenti, ecc.

La lamiera arrugginita serve a fare il resto. Inoltre rifiuti abbandonati: plastica, batterie di automobili, pneumatici di varie dimensioni, rottami di auto, roulotte, camper, relitti di imbarcazioni, traversine da ferrovia. Una vera e propria discarica abusiva di “rifiuti speciali” !

I numerosi capanni ( sono tutti regolari ? ) sono sprovvisti di fogna per cui i gabinetti e i lavandini scaricano direttamente nella valle così si “pastura” visto che poi si pesca e si mangia il pescato.

Evitiamo di entrare nel merito dei fondali della Baiona che essendo stati per anni a diretto contatto con il polo chimico, conservano una ricca e diversificata tipologia di inquinanti (mercurio e altro).

Quasi per ironia della sorte, il sito è classificato con la sigla ZpS, cioè zona protetta speciale e fa parte del Parco del Delta.

Cosa mai può pensare un turista che si avventuri in questa zona, nel vedere questa vasta galleria del fai da tè più grossolano e pericoloso per la salute ?
Ravenna non può consentire una simile realtà perché vorrebbe dire che al turista stiamo rifilando un “bidone” e non un soggiorno.

Crediamo che sia ora di affrontare radicalmente il problema da parte delle autorità preposte e delle organizzazioni imprenditoriali che si occupano di turismo perché forse siamo stati strabici e tolleranti per troppo tempo.

L’intervento previsto dal Comune sull’isola degli Spinaroni ( 330.000 euro in due stralci) è il benvenuto, ma si tratta di poca cosa e rischia di toccare marginalmente l’entità del degrado esistente.

Perché non costituire un consorzio o altra forma di società per la bonifica della zona che veda coinvolti Istituzioni, enti, imprenditori, pro loco, associazioni, singoli cittadini ?

Carlo Zingaretti e Enzo Pezzi

Ravennadomani

lunedì 9 agosto 2010

IL CINEMA ASTORIA RIAPRE ?

ACCORDO FATTO PER LA MULTISALA ASTORIA




9 agosto 2010

L’Astoria avrà un futuro, almeno così pare.
Da fine ottobre ( perché così in là nel tempo ?) dovrebbe riprendere la
programmazione cinematografica dopo che Cinema City l’ha rilevata, prendendo in
affitto i locali dall’ACMAR, con la benedizione del Sindaco che si è
prontamente dichiarato soddisfatto per l’accordo raggiunto.

Cinema city avrà dunque il monopolio del cinema nella nostra città e questo
non ci piace affatto, avremmo preferito un altro gestore che desse senso ad una
concorrenza fra due modi di vedere l’intrattenimento cinematografico.

Abbiamo già detto che Cinema city è troppo “american style” e temiamo che
venga esteso anche all’Astoria, omologando tutto e tutti.
Ma quello che più ci inquieta sono le dichiarazioni dei dirigenti della
società. Uno di loro dice a proposito del ruolo dell’Astoria “…penso a film in
lingua originale, cinema d’autore, proiezioni accompagnate da degustazione o
aperitivi, in collaborazione con Slow Food, con portate a tema…”.

Una multisala che imita il Teatro socjale di Piangipane ?
L’Astoria come “riserva indiana”, per pochi, pochissimi cinefili votati al
martirio ? ( ci viene in mente Fantozzi e la corazzata Potemkin).

Un modo di fare intrattenimento cinematografico che non si trova in città ben
più grandi e ben più impegnate culturalmente di Ravenna, così piccola e
provinciale.

C’è qualcosa che non torna.

Vorremmo che il nostro sindaco, a nome della città, cercasse di capire meglio
se si tratta di cosa seria o solo di un pretesto per arrivare a chiudere (o
trasformare in discoteca ?) definitivamente l’Astoria che se, come dicono, non
si reggeva con il cinema “normale” difficilmente si potrà reggere con un cinema
per “eletti”, che a Ravenna difettano un po’, nel senso che sono rari.

Nelle attività commerciali spesso si eliminano i concorrenti rilevandone le
attività per poi chiuderle. Così si mantiene il monopolio.
Che sia il caso dell’ASTORIA ?

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

giovedì 5 agosto 2010

UN'OPINIONE SU MARINA DI RAVENNA E LE ORDINANZE

Un’opinione su Marina di Ravenna e le ordinanze.


5 agosto 2010

Bisogna uscire da questa contrapposizione “ordinanze sì, ordinanze no”. È un
braccio di ferro sterile che non serve a vedere e risolvere i problemi.
Utilizzare le ordinanze come terreno di scontro politico, titillare questa o
quest’altra fazione non giova non solo al turismo ma neanche ad una politica
attenta ai giovani.

Dispiace poi che certi operatori assumano la veste delle vittime e dipingano
il sindaco come un “provocatore arrogante”. Tutto si può dire ma questo mi
sembra davvero troppo.

Che le cose a Marina di Ravenna dovessero cambiare è patrimonio di tutti ed è
inutile negarlo. Che le ordinanze abbiano contribuito ad interrompere una
sciagurata tendenza al permessivismo esagerato e allo sballo facile è
altrettanto sacrosanto ed è quello che la popolazione e i turisti di Marina
chiedevano da tempo.

Bisogna prendere atto di questo, lasciarsi alle spalle “rimpianti”, affrontare
i problemi della località in maniera costruttiva avendo presente che non ci si
improvvisa imprenditori turistici, che sono necessari investimenti, che va
presa in esame la località nel suo insieme e non solo la spiaggia.
Si può avere la spiaggia più bella del mondo ma se fuori di essa le cose non
sono “giuste” la spiaggia non funziona da sola.

Ho già indicato in un altro lettera i punti di forza di Marina di Ravenna e
non li ripeterò.
Noto soltanto che il turismo in generale è più attento alle condizioni di
contorno di una località ed in questo ha una grande rilevanza il decoro urbano
e soprattutto l’ambiente.

Bene quindi la riqualificazione retrodunale, ma non basta.
Un turista, e anche noi ravennati, vuole ritemprare lo spirito e il corpo. Se
vede un ambiente poco accogliente, degradato, inquinato, insicuro se ne va in
località più “vergini”, che ci sono e che sono molto vicine e noi.

Il divertimento ha la sua importanza, l’intrattenimento anche, gli eventi sono
fondamentali, ma bisogna curare l’ambiente, il “clima” generale, non quello
meteorologico ovviamente che non è alla nostra portata per fortuna!, altrimenti
facciamo discorsi di breve periodo che non daranno prospettive a nessuno,
operatori turistici e turisti compresi.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani.

giovedì 22 luglio 2010

LA MULTISALA CINEMA ASTORIA CHIUDE !


La Multisala Cinema ASTORIA chiude ?



22 luglio 2010

Quando venne inaugurato, oltre 40 anni fa, il cinema Astoria fece scalpore per
la modernità dell’edificio e per la qualità del servizio che offriva
abituati, come eravamo, alle sale cinematografiche del centro città un po’
striminzite e scomode con le loro sedute ancora in legno. Le poltrone dell’
Astoria segnarono un salto di qualità indimenticabile per noi provinciali, per
i tanti che hanno vissuto i loro primi idillii, le loro prime e platoniche
storie d’amore fra tanta comodità.

Apprendere che l’ACMAR, attuale proprietaria, chiude la Multisala Astoria è
quindi una amara sorpresa mista a tanta rabbia contro le dannate leggi di
mercato e contro i maledetti interessi speculativi, che tutto distruggono e se
ne infischiano di ricordi e sentimenti.

Non deve chiudere !

La multisala Astoria ha selezionato un suo pubblico fatto prevalentemente di
coloro che amano il cinema come spettacolo e non come ristorante in cui
consumare tonnellate di disgustoso e puzzolente pop corn. L’età dei suoi
frequentatori va dai trent’anni in su, mentre i giovanissimi e gli adolescenti
preferiscono la multisala Cinema City più consona ad un modello di spettacolo
mutuato dalla televisione e dallo show business americano.

Lasciateci l’Astoria !

L’ACMAR, rinomata impresa ravennate, non può sbarazzarsi di questa attività in
maniera così brutale, degna del peggior speculatore, dopo le affermazioni
rassicuranti fatte in giugno.

Il Comune non può e non deve assistere impotente a questo ulteriore
impoverimento dell’offerta culturale. Se è vero che ha bloccato l’area della
Pansac per evitare che si chiudesse lo stabilimento per realizzare una
speculazione immobiliare, lo stesso deve fare per il cinema Astoria che essendo
di proprietà dell’ACMAR, impresa di costruzione, può fare quella fine e cioè
trasformarsi in un ennesimo quanto inutile centro commerciale o direzionale. Si
attivi con determinazione perché la decisione sia ritirata e perché si creino
le condizioni per il mantenimento e la continuità dell’attività. E’ più facile
trovare un altro gestore se la multisala è in funzione, chiudere non porta
bene, come insegna la multisala cinema Mariani !

Chi vuole assistere allo spettacolo cinematografico in modo sobrio devo
poterlo fare e la funzione dell’Astoria, così come si è espressa in questi
anni, è insostituibile e non può essere delegata a quella pacchianeria che è
Cinema City.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

giovedì 24 giugno 2010

TURISMO A MARINA DI RAVENNA: ALLARMISMO INTERESSATO ?

24 giugno 2010

La stagione turistica è iniziata male. Un clima bizzarro impedisce alle
località balneari di decollare e gli operatori denunciano su tutta la riviera
un crollo nelle presenze.

Chi più agita i dati del deficit turistico è Marina di Ravenna forse con un
desiderio recondito, a voler pensar male: la voglia di ripristinare il
“modello Marina”, una località balzata in vetta alle classifiche non per la
bellezza del suo mare, non per l’intensità del suo programma di iniziative
estive, ma solo per lo “sballo facile” che ha richiamato in passato giovani da
tutta la regione e dalle regioni limitrofe.

Le ordinanze del Sindaco hanno dato uno stop a questo modello ed ora, con un
“fuoco di sbarramento” via via più serrato, sembra che si stia cercando di
indurre l’Amministrazione ad annacquarle, complice il maltempo. Anche le
organizzazioni imprenditoriali del turismo, pur se in maniera discreta e
velata, fanno capire la necessità di “maggiore attenzione” alla crisi di Marina
di Ravenna.

Il problema di come superare la crisi di presenze, se permangono i trend
negativi, è di primaria importanza per l’economia cittadina e va certamente
affrontato con tutte le energie disponibili ma non si può pensare di
ripristinare modelli del passato che non hanno nulla di imprenditoriale e non
hanno certamente qualificato Ravenna.

Marina di Ravenna deve risolvere diversi problemi, principalmente di ordine
logistico: viabilità, parcheggi, accoglienza alberghiera, collegamenti fra
parcheggi e zona balneare, intrattenimento, ecc…, se vuole diventare una
località turistica di richiamo. Problemi disattesi da troppo tempo dall’
Amministrazione comunale che deve correre ai ripari. Dalla sua ha diversi
aspetti positivi da valorizzare:
1. Un moderno ed attrezzato porto turistico, di grande dimensione, che ne fa
uno degli approdi migliori dell’Adriatico. L’impressione è che su Marinara
siano più le polemiche che i progetti di valorizzazione e questo è un problema
da superare.

2. Ha grandi spiagge, stabilimenti balneari belli e accoglienti, ma le vie di
accesso sono assolutamente improponibili. Sono gli stessi stradelli di 40 anni
fa, sgarrupati e polverosi.

3. ha una bella pineta, che andrebbe ampliata verso l’entroterra.

4. è una località viva e reale, con una popolazione consistente che vi risiede
tutto l’anno. La speculazione immobiliare non l’ha devastata come è successo in
altre località.

5. ha una stupenda passeggiata lungo la diga foranea che andrebbe
valorizzata.

Queste ed altre riflessioni potrebbero essere il punto di partenza per un
rilancio non effimero della località.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

martedì 8 giugno 2010

BASSONA: PIU' DECISIONE


Bassona, ci vuole più decisione !

8 giugno 2010
La “Bassona” è quel tratto di litorale e ambiente circostante che inizia a
sud di lido di Dante, dopo l’ultimo stabilimento balneare e arriva alla foce
del Bevano, adiacente all’Ortazzo e Ortazzino.

Anche quest’anno, con la stagione estiva, ricomincia il “tormentone Bassona”,
ormai entrata nell’immaginario della gente come l’oasi dei nudisti o, meglio,
dei naturisti, termine più di moda.

Ha iniziato il Prefetto di Ravenna il 28 maggio scorso con la seguente
dichiarazione, riportata dalla stampa locale: “il problema non sono i naturisti
ma lo scarso rispetto per l’ambiente. Stiamo arrivando alla completa
distruzione delle dune e della pineta e questo non è ammissibile. La civiltà
passa attraverso l’autogestione ( ? ) e se i turisti che frequentano la zona
non sono abbastanza responsabili dobbiamo intervenire: il problema non è il
naturismo ma il mancato rispetto dell’ambiente”.

E’ del 5 giugno la notizia, divulgata dalla Guardia Forestale e dal Comune,
che inizia la “fase uno” che prevede la graduale limitazione della spiaggia
libera disponibile per la balneazione che sarà di 700 metri. Questa fase
prevede una campagna informativa, un presidio della zona da parte della Guardia
Forestale e della Polizia Municipale. In un secondo momento chi dovesse
trasgredire alle limitazioni subirà una multa di 50 euro, poco più del costo di
una giornata passata in un stabilimento balneare, quindi un deterrente poco
efficace.

Queste le dichiarazioni.

Per rendersi conto della realtà è sufficiente percorrere il sentiero che
collega lido di Dante alla Bassona, a ridosso delle dune.
Nonostante ci sia il divieto di praticare il nudismo tutto quel tratto di
spiaggia è frequentato da nudisti, con annesso seguito di “guardoni” ed
“esibizionisti” e dagli “amanti della natura incontaminata”

Le dune si rovinano a forza di sopportare il via vai dei nudisti, dei guardoni
e di quelli che, pur se in costume, vanno a fare il sole in quella spiaggia,
perché “amanti della natura incontaminata” !
I rifiuti lasciati ammucchiati lungo il sentiero confermano l’assurdità della
situazione.

Il problema non è disquisire se si debba o no consentire il nudismo. Il
problema vero è se si vuole o no preservare la Bassona e la zona circostante.
Se sì, bisogna interdire la spiaggia alla balneazione ed emanare precise e
vincolanti regole di accesso a tutta quell’area naturale, come nelle nostre
pinete, come nelle zone di elevato interesse naturalistico. Non c’è altro
mezzo.

Per il bene di tutti non si può più considerare quell’area come luogo per
prendere il sole o fare il bagno in mare, ma solo come area naturale fruibile
per motivi di studio o per passeggiate sotto la guida di guardie forestali o
di accompagnatori autorizzati.

Le misure che si sono prese ed enunciate il 5 giugno, NON sono all’altezza del
problema, sono di difficilissima applicazione, sono il solito compromesso che
non risolve nulla.

Concludo con un’altra annotazione. Nell’area a ridosso della foce Bevano
esistono una quantità di capanni abusivi (documentati anche dalle fotografie).
Visto che l’assessore all’Urbanistica Gabrio Maraldi ha recentemente affermato
che sono stati dichiarati abusivi dal Consiglio di Stato, perché non vengono
demoliti ? Non convince la spiegazione che devono essere i proprietari a
doverlo fare: e se non lo fanno ? E se salta fuori una sanatoria, un cavillo
giuridico che legalizza tutto quel ciarpame ? Non può provvedere il Comune o
il Parco del Delta ?

Tutta l’area va riportata ad oasi naturalistica per un turismo consapevole e
rispettoso della natura.

E per fare questo non possono volerci decenni !

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

lunedì 24 maggio 2010

PROSEGUE LA DISCUSSIONE SUI PROGETTI URBANISTICI DEL CANDIANO

Si anima la discussione sui progetti di urbanizzazione attorno al canale Candiano !

24 maggio 2010
Noto con favore che anche i Radicali ravennati hanno le nostre preoccupazioni
circa lo sviluppo degli interventi lungo il Candiano. La dichiarazione fatta da
loro domenica 23 maggio e apparsa su Ravennanotizie “no ad opere firmate da
architetti prestigiosi che non siano utili alla città” non la condivido perché
ai “noti architetti” si potrebbero sostituire “anonimi architetti” con
risultati ben peggiori, però la preoccupazione di creare qualcosa di non utile
alla città si può condividere.

Poi avanzano una proposta un po’ singolare, quella di prosciugare oltre un km
del canale Candiano, quello che inizia dalla darsena di città, per costruire
un parcheggio sotterraneo e per realizzare, in superficie, un Central Park “de
noatri”.

Non è una proposta originale, come ricordano gli stessi Radicali, ma risale ad
anni fa e fu elaborata, se non ricordo male, dall’Associazione industriali di
Ravenna, in un periodo in cui Ravenna era in forte sviluppo, quando era la
capitale dell’impero Ferruzzi-Gardini.

Ognuno ha pieno diritto di avere i suoi sogni urbanistici e presentarli alla
città. Mi chiedo però se i sogni siano sostenuti da un “conto economico” e se
si crede che Ravenna, anche considerando i turisti, abbia davvero bisogno di
questo parcheggio sotterraneo che sarebbe di dimensioni colossali, tali da far
invidia a chi il Central Park lo ha davvero!

Quando parlo di conto economico mi riferisco non solo all’investimento che
bisognerebbe effettuare, che pure è un aspetto rilevante. Ravenna ha altre
priorità da chiedere al Governo di finanziare:
1. la E45 da rendere transitabile e sicura;
2. la E55 per collegare Ravenna e il suo porto al nord est d’Italia e d’
Europa;
3. l’ampliamento della circonvallazione esterna di Ravenna che attualmente è
un pericoloso e stretto “budello”, privo di corsie d’emergenza, con un traffico
pesante ben al di sopra delle sue possibilità;
4. un potenziamento dei collegamenti ferroviari, che da decenni sono da
terzo mondo.

Queste solo per indicarne alcune. Con i tempi che corrono, le congiunture
nazionali e internazionali dubito che tutto sia ottenibile, dubito che le
priorità di Ravenna siano priorità nazionali, purtroppo.

E se sarà difficile finanziare opere strategiche, sarà ottenibile un
finanziamento per creare un mega parcheggio e un parco ? Ravenna ha un proprio
“tesoretto” da destinare a questo scopo ? Ci sono privati che sono in grado di
finanziare una tale opera ?

L’altra parte del conto economico da approfondire è quella relativa alla
crescita della città e che ho già richiamato in una precedente presa di
posizione.
Ravenna è in una crescita tale da richiedere questo tipo di investimento ? E’
dubbia la sostenibilità dello sviluppo urbanistico delle aree lungo il
Candiano, figurarsi questo ulteriore investimento. Altro che cattedrale nel
deserto !

E’ bene stare con i piedi per terra ! Ravenna è una delle tante città di
provincia e se guardiamo ai suoi indici di crescita demografica e di sviluppo
in genere, neanche fra le più dinamiche.
Il tombamento del Candiano non è una priorità e potrebbe essere un errore
chiudere una via d’acqua fra la città e il litorale. A me piace pensare ad un
Candiano via d’acqua verso i lidi e collegamento con lo scalo marittimo
turistico, quello delle crociere.

Sono le aree attorno al Candiano che non devono essere cementificate, non
cementifichiamo anche il Candiano, per favore !

Carlo Zingaretti
Ravennadomani

venerdì 21 maggio 2010

PROGETTI E SPECULAZIONI LUNGO IL CANALE CANDIANO

Grandi trasformazioni lungo il canale Candiano !



21 maggio 2010
Qualche tempo fa il Comune di Ravenna ha dato l’incarico ad un prestigioso
professionista di coordinare e “accelerare” gli interventi di valorizzazione
delle aree che si affacciano sul canale Candiano, come prevede il Regolamento
Urbanistico Edilizio.

Un programma varato da tempo e che ha già consentito la realizzazione di
diversi grandi condomini ben visibili da via Trieste e che speravamo di non
dover vedere più.

Il professionista ha evidentemente lavorato bene perché di recente sono stati
presentati due importanti progetti di valorizzazione, uno ad opera della CMC e
uno ad opera di ITER. Certamente ne seguiranno altri (tralascio, per non
allargare troppo il discorso, di parlare dell’ex SAROM su cui ci sono progetti
costruttivi molto ambiziosi,).

I progetti citati prevedono varie tipologie: centri direzionali, commerciali,
residenziali, di intrattenimento. Una nuova colata di cemento per rifare il
volto di una zona vecchia e non più di moda della città.
Ravenna cambierà sicuramente aspetto ( in meglio ? forse, ma più anonima,
conforme ai canoni architettonici di moda adesso e comuni a tante città ) ma
questa riconversione pone alcuni interrogativi a cui è bene non sottrarsi.
Determina nel contempo delle ricadute più che prevedibili sulle strutture
produttive ancora presenti, poche per la verità.

La più nota, perché è di adesso e riguarda 80 lavoratori, è la vicenda della
PANSAC una fabbrica adiacente alle aree che verranno “valorizzate”.
Forse la crisi dell’azienda ha ragioni più complesse e di altra natura, però
risulta difficile non collegare la crisi della PANSAC con la voglia di
realizzare un’appetitosa speculazione immobiliare sull’area dove sorge la
fabbrica, ben inserita nella nuova zona di espansione urbanistica.

Gli interrogativi a cui non ci si può sottrarre sono:
1. Ravenna ha davvero bisogno di questa ulteriore espansione, nelle tipologie
presentate ? Non sembra di cogliere questo bisogno, anzi l’impressione è
che a Ravenna in questi anni si sia costruito moltissimo, troppo per le sue
esigenze e che ci sia una grande quantità di invenduto. Si sente dire di
diversi subfornitori “pagati” dai costruttori con appartamenti e non con
denaro, come invece avrebbero bisogno. Non è un indicatore di un mercato
immobiliare saturo e fermo? Con i prezzi delle case molto alti, l’invenduto è
destinato ad aumentare, complice la crisi internazionale in atto che restringe
il numero dei possibili acquirenti.

2. Se si costruisce tanto e si vende poco, riusciranno le imprese a
sopravvivere o assisteremo a fallimenti o a crisi in una misura tale da
compromettere la stabilità della nostra economia? Ci sono una gran quantità di
esempi di “bolle immobiliari” finite tragicamente. La più nota è quella
americana che a momenti travolge il mondo intero. Ravenna è altra cosa ma anche
le sue risorse per fronteggiare situazioni di crisi sono molto più modeste. E’
una preoccupazione che non può essere in capo solo alle imprese direttamente
interessate ma riguarda tutta la comunità. C’è da sperare che le banche
sappiano far bene il loro mestiere !

3. Il territorio di Ravenna è stato fortemente cementificato in questi anni.
La nostra economia si regge molto, forse troppo, sull’edilizia. Ma è uno
sviluppo sostenibile e duraturo questo che si prefigura o rischia di entrare
in crisi visto che ripropone il proliferare di appartamenti, uffici, negozi ?
Può trascinare nella crisi altri settori, come il turismo ad esempio ?
Bisogna pensare “in grande”, non si devono porre dei limiti allo sviluppo, si
deve guardare al futuro. Queste saranno le risposte, le più benevoli, a
queste osservazioni e certamente non sono del tutto fuori luogo. Se però i
grandi progetti non sono compatibili con le risorse che esprime il territorio,
e queste ultime non ce le possiamo né inventare né sperare che qualcuno ce le
regali, si rischia di costruire delle cattedrali nel deserto e credo che
nessuno lo desideri.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani