lunedì 8 novembre 2010

IMPLEMENTARE IL POLO CHIMICO ? NO, RAVENNA HA GIA’ DATO.



La commissione industria del Senato, con il nostro ex sindaco oggi senatore, si è recata in visita al polo chimico di Ravenna, ha incontrato le autorità locali, rappresentanti dell’associazione industriali ecc. ecc.
Giudica il polo chimico ravennate “ una eccellenza che vorremmo si implementasse ulteriormente”. Dopodichè si  mascherano queste affermazioni dietro tante chiacchiere sull’ ecosostenibilità degli interventi, sull’attenzione all’ambiente e altre amenità del genere.
Di industrie chimiche che migliorano l’ambiente non ne abbiamo mai viste, ma se ci sono vorremmo recarci di persona a verificare.
Ovviamente la commissione ha parlato sempre con i soliti. Sarebbe stato interessante se avesse parlato anche con chi ha subito lo sviluppo chimico di Ravenna, cioè tutti noi.
Un insediamento antico, che ha squarciato la città,   ha devastato l’ambiente, l’ha fatta vivere sotto una densa coltre di polveri e fumi per decenni. Prima o poi si riuscirà a stabilire quanti morti ha provocato questo tipo di “sviluppo” industriale.
Polveri e fumi che  si sono apparentemente ridotti ma che ancora gravano permanentemente sulla nostra testa. Un polo chimico che, partito con  imprese leader mondiali, si è via via spezzettato in una miriade di imprese, più difficili da controllare anche sul piano della sicurezza degli impianti.
Le "attività intelligenti", cioè la ricerca, vengono fatte altrove, il "lavoro sporco”, cioè la produzione, da noi.
Un polo chimico che ha inibito e ritardato altre forme di sviluppo.
Ravenna alla chimica italiana e internazionale ha già dato molto, troppo. Non può  tollerare incrementi della produzione, nuovi insediamenti ma deve fare in modo che quella esistente  riduca drasticamente l’impatto devastante che ha nella vita delle persone e nell’ambiente.
E per favore non nascondiamoci dietro il problema dell’occupazione, della chimica “fine” e quant’altro.
Pensiamo, sul serio, ad un altro tipo di futuro per la nostra città.  

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

martedì 2 novembre 2010

CONSORZIO SERVIZI SOCIALI: IMPARIAMO DAGLI SBAGLI !


La vicenda del Consorzio dei servizi sociali ha insegnato che bisogna ripensare tutto il sistema di governance della cosa pubblica locale che deve prevedere anche un maggiore coinvolgimento  dei cittadini e delle organizzazioni di base. Non si può proseguire con un sistema che gestisce  tutto nel chiuso di poche stanze.
Governance che secondo noi significa:
  1. assegnare le responsabilità manageriali in base alle competenze;
  2. insediare consigli di amministratori formati da persone competenti in amministrazione delle società;
  3. istituire un sistema di controlli esterni, fatti da società specializzate;
  4. istituire delle catene di comando  equilibrate, dove chi controlla non può mai essere anche il controllato;
  5. garantire l’autonomia del management dalle ingerenze della politica;
  6. coinvolgere l’opposizione nel sistema di controllo.

Tutte cose che sono mancate nel caso del Consorzio dei servizi sociali.

Se si perde di vista questo, che è il vero problema, si continuerà in una polemica sterile che si concentrerà nel determinare delle responsabilità individuali molto complesse e difficili da stabilire nel sistema attuale.

In questa vicenda non è stato sottratto niente, nessuno si è divertito con amanti in giro per il mondo. Si sono gestiti male i “conti” e di questo si occuperà la magistratura.
Costituirsi parte civile e chiedere al Direttore di rifondere il Comune per il “buco” provocato  sembra più una frase ad effetto che non qualcosa di reale.  Si chiederà  di far pagare al direttore servizi che sono stati realmente e  validamente erogati ?

Anche chiedere le dimissioni del sindaco ci sembra una forzatura polemica per le stesse ragioni. Certo ha una responsabilità politica per quello che è successo, per scelte fatte dalla precedente giunta, espressione delle stesse forze politiche che sostengono l’attuale,  ma si è anche mosso rapidamente per denunciare e risolvere una situazione anomala e questo gli va riconosciuto.

Se si legge il resoconto del dibattito in consiglio comunale,  ogni intervento, sfrondato della parte polemica, contiene una tessera che messa assieme alle altre compongono il quadro della situazione e di cosa si deve fare per evitare che si ripetano  casi analoghi.
Bisogna togliersi gli occhiali della polemica e cercare di rendere operative le cose che si sono dette. Il vero guasto  si avrebbe se, passata la fase elettorale, tutto tornasse come prima, con una visione partigiana della cosa pubblica.
I cittadini chiedono buona amministrazione. Lo chiedono alla maggioranza che deve governare e all’opposizione che non deve essere esclusa dalla possibilità di esercitare un controllo reale.

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

sabato 30 ottobre 2010

PULIZIA STRAORDINARIA DELLA BAIONA. PIU' INFORMAZIONE PER FAVORE



Abbiamo apprezzato lo stanziamento di 100.000 euro, annunciato il 3 ottobre u.s. dall’assessore Dradi,  per  un primo intervento di pulizia straordinaria della pialassa Baiona.
Ci attribuiamo una parte del merito  per aver sollevato il problema e  per aver ottenuto che il Comune intervenisse senza per questo “montarci la testa”, tanto più che è un riconoscimento che ci diamo da soli visto che nessun’altro lo farà mai.
Apprezziamo anche la recente dichiarazione, fatta il 26 ottobre dall’assessore, di inizio della pulizia straordinaria.
Leggiamo l’annuncio su vari organi di informazione e apprendiamo che si tratta di una “giornata ecologica” per volontari, che vedrà coinvolte alcune associazioni con il supporto di Hera.
Noi siamo per il coinvolgimento dei cittadini e dei volontari  per cui parteciperemo attivamente. Saperlo con così largo anticipo ci consentirà di programmare i nostri impegni  per non mancare agli appuntamenti di gennaio e febbraio 2011.
Non ci sembra che le “giornate ecologiche”,  utili e importanti specie per creare la cultura del rispetto dell’ambiente, possano risolvere il problema che è consistente e complesso. Non si tratta di raccogliere solo bottiglie di plastica o vetri rotti ma da qualche parte si deve pur iniziare per cui va bene così.
Vorremmo però che l’assessore  illustrasse anche come intende spendere quei 100.000 euro promessi. Che  dicesse  gli interventi che prevede di attuare e la relativa voce di spesa.
Una elementare previsione dalla quale tutti possano capire quando e per che cosa verranno spesi quei soldi.
I cittadini amano essere coinvolti ma anche essere informati.
Grazie

Carlo Zingaretti ed  Enzo Pezzi
Ravennadomani

martedì 26 ottobre 2010

Un Ente Parco più vicino ai cittadini. Non lo è il Parco del Delta del Po.

UN COMMENTO ALLA PROPOSTA DELL’ASSESSORE FUSIGNANI.

Se non abbiamo capito male, la proposta dell’assessore provinciale all’ambiente Eugenio  Fusignani è di rivedere i confini del Parco del Delta del Po, separare la parte di Ravenna da quella di Ferrara, costituire un Ente parco delle Valli e delle Pinete che dal fiume Reno arrivi fino alle saline di Cervia, nominare presidente di questo Ente l’assessore provinciale all’ambiente.

Ci sembra un ottimo inizio, assessore.
Crediamo che anche lei abbia come scopo quello di evitare di creare doppioni, di semplificare le strutture, le procedure, di contenere i costi del “personale politico” che siederà negli organi di amministrazione.
Alla fine del percorso da lei proposto il cittadino deve poter avere : un interlocutore visibile, competente, a “portata di mano” e meno costoso dell’attuale, prendendo a riferimento la quota parte di Ravenna.
Vorremmo che però facesse uno sforzo di elaborazione anche nella direzione, da noi proposta, di coinvolgere anche altre organizzazioni, in primo luogo quelle del turismo.
I rappresentanti degli Enti pubblici devono assicurare gli interessi di tutti ed evitare che si creino sperequazioni e  privilegi fra i cittadini.
La tentazione fortissima di chi esercita la pesca sportiva, dei capannisti e dei cacciatori è quella di considerare quei territori un po’ di loro pertinenza e ci vuole quindi il polso fermo dell’amministratore per mantenere il giusto equilibrio e distacco.
Però se questi ambienti paesaggistici, da tutelare ad oltranza, non entrano nel “gioco economico”, ed in questo caso ci riferiamo al turismo, finiscono per restare una marginalità a cui si dedicano poche persone. Invece hanno una valenza strategica nella riqualificazione dell’offerta turistica e gli operatori del settore stanno iniziando a comprenderla bene.
Quindi un loro coinvolgimento lo riteniamo utile e necessario, come altre forme di coinvolgimento dei cittadini, sulle quali si può e si deve lavorare. (ad esempio: a parte il presidente che sarebbe l’assessore all’ambiente del momento, perché non prevedere l’eleggibilità di tutto o di parte dell’organismo politico di gestione dell’Ente direttamente da parte dei cittadini ?)

Sia ben chiaro che si deve creare una cultura dell’ambiente tale da rendere condivisibile a tutti che quelle zone sono inviolabili e che ogni intervento in esse deve passare tutti i vagli per evitare di manomettere l’habitat e l’ecosistema, che devono restare integri e protetti.
Però è possibile che questi ambienti siano mete di escursioni e di tante altre attività legate alla natura che ne consentirebbero una valorizzazione economica in grado di contribuire alle spese necessarie per tutelarli e preservarli.
Ci sono esperienze in Europa bellissime da cui prendere esempio.

N.B. speriamo che “la proposta Fusignani” non sia solo una provocazione troppo intelligente.

Carlo Zingaretti
Ravenna domani

domenica 17 ottobre 2010

SI E' PARLATO DI TURISMO. RIPORTIAMO L'INTERVENTO DI ASSHOTEL

Cernobbio, 24 ore fa...........

pubblicata da Filippo Donati il giorno domenica 17 ottobre 2010 alle ore 11.31



 Cernobbio 16 ottobre 2010

Dopo avere ascoltato gli interventi di ieri, sono sorte, in noi di Asshotel, notevoli perplessità. Per evitare il rischio di cadere nel generico vogliamo partire da una diversa angolazione di analisi.
Sembra che tutti facciano finta di non sapere che c’è un 2010 da dimenticare, un 2010 che ha segnato il punto più basso della redditività delle nostre aziende.
Durante tutto l’anno ci siamo sorbiti la lettura dei dati statistici sull’andamento del turismo nazionale davvero stucchevole, da una parte pubbliche amministrazioni, comuni province regioni e stato che descrivevano situazioni più o meno rosee, all’insegna dell’ottimismo, ma che non facevano il paio con le dichiarazioni delle Associazioni di categoria che denunciavano perdite di fatturato, di competitività del sistema e di affanno del comparto … bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto ?!
E' forte l’impressione di un approccio al tema incapace di assumere una visione ampia e strategica. La formula del fare rete deve non deve essere una sommatoria ma un prodotto nuovo e ulteriore rispetto ai suoi componenti. Sappiamo che il picco disoccupazionale verrà raggiunto nel primo trimestre 2011, nessuno lo ha detto.....volete farmi credere che siamo anche incapaci di vere analisi dei numeri, incapaci di orientare l’offerta, di segnalare agli operatori quello che accade prima, durante e dopo le stagioni.
In questo modo signori il sistema si sta incartando su se stesso, diventa autoreferenziale, esattamente quello che noi di Asshotel non vogliamo essere. Delle cose che sono di comune accordo riconosciute come “andate bene” è inutile discutere e sarebbe molto peggio gloriarsi. È il momento di mettere a bilancio e mettere a fuoco soprattutto i segni meno, le cose non riuscite, i problemi aperti, molti dei quali noti, da tempo, a tutti noi della filiera. Qui il problema non è se il Ministro fa cose o ne fa altre, qui il problema è culturale, un Ministro del Turismo senza ministero e senza portafoglio in un paese come l’Italia è inconcepibile, vengono messi pochi soldi nel turismo nonostante ad ogni convegno, comizio o forum lo si definisca il petrolio del paese.
Ieri ho sentito ripetere più volte le parole “opportunità” “Innovazione” “rilancio” “valorizzazione” “sostegno” “sviluppo” “concertazione” nel frattempo non c’è paragone con quello che altri paesi investono, perfino l’Austria ed il Marocco investono più di noi, ma quel che è peggio è che non solo non ci sono risorse ma nemmeno politiche strutturali. Si pensa al turismo come ad un fattore etereo, immateriale … non che non lo sia … anzi, ma il turismo ha bisogno di strade e sistemi aereoportuali concepiti con logiche di processo e non di funzione, di alberghi ben tenuti, di operatori motivati, di personale ben formato, di urbanistica, di credito e di qualcuno che pulisca alla fine.
Il turismo è fatto di tanti mestieri umili, ed è fatto al contempo di grandi scelte strutturali.
Vogliamo forse continuare a fare del turismo una questione di trovate ?!
Pensiamo di cavarcela sempre con delle trovate ?!
Tanto di cappello per chi ha poche risorse ma non basta.
Io invece vorrei evidenziare che nessuno ha accennato a Basilea 3........!!!!
Serve lo Stato nel turismo signori, dove non c’è lo Stato il turismo non funziona.
Noi di Assohotel consideriamo il turismo un’industria a “partecipazione statale”
Ora il punto che resta da indagare è: come mai tutti citano il turismo come risorsa nazionale, ma nelle politiche economiche non ve ne resta traccia ?
Ipotizzo una risposta.
Scommettere su una risorsa turistica di rilievo per l’economia italiana è troppo scomodo, tanto scomodo che nessuno si assume l’onere di ipotizzarlo o abbozzarlo.
Significherebbe approntare scelte vere e radicali nel settore della logistica dei trasporti, contrastare la rendita fondiaria e immobiliare in un paese che ne sta morendo soffocato, significherebbe un nuovo slancio ad aprire le regioni del sud, ed altri pezzi del paese, alla legalità economica.
Se la vediamo così capiamo perché sia più facile recitare la solita e ben nota litania: eravamo i primi e adesso siamo i quinti, i sesti … dobbiamo recuperare il terreno perduto e per farlo basta che la gente veda quanto siamo belli. Ma il Turismo signori non aspetta, il turismo viaggia alla velocità di internet, a questo proposito segnaliamo che il portale Italia.it non è al passo con i tempi, ha una architettura vecchia, contenuti superficiali, spesso anche sbagliati, improntato su una comunicazione unidirezionale. Al 15 di ottobre mantiene in primo piano le proposte mare, mentre la ricerca delle strutture ricettive non funziona.
Il turismo non è altro che lo specchio dell’intera questione del sistema Italia.
Perché quando ragioniamo di industria ci occupiamo degli impianti e quando ragioniamo di turismo non ci occupiamo di alberghi?
Dobbiamo fare di più Signor Ministro, Signor Amministratori, Signori Colleghi, pensiamo ad un provvedimento semplice come la detassazione del valore aggiunto della vendita degli alberghi dal proprietario all’affittuario, questo significherebbe veramente dinamizzare tutta la situazione e riaprire una nuova mutazione nelle nostre strutture ricettive. Ci sono diversi progetti di legge da più parti che lo prevedono e che aspettano di essere approvati. Ecco una prima prova dei fatti. Per noi e per il Governo.
Io non sono qui a chiedere l’equiparazione dell’Iva agli altri Stati concorrenti, lo so che non ce lo possiamo permettere di questi tempi.
La legge 135 non è mai stata usata se non per fare errori, come gli STL di due comuni, di una provincia di una valle: ecco il proliferare di “land of tourism” o di STL con nomi a dir poco Disneyani, “Sublimazione dell’acqua” … realtà territoriali in concorrenza, con pochi fondi ciascuna per andare a farsela, la concorrenza, in luoghi lontani e difficili, disperdendo tutti in inutili riti autocompiacenti. Ognuno per sé, con una APT provinciale che va alle fiere, un STL di tre comuni che fa una conferenza stampa a Portland, una Camera di commercio che apre una vetrina a Parigi, un festival musicale che si presenta a Tokio,un aeroporto contro un'altro suo vicino che corre dietro al carrer con il portafoglio in mano.
Per quanto potremo continuare a permetterci 13.000 enti che si occupano di turismo, 13.000 ricette, sistemi, dove fiumi di denaro creano rigagnoli improduttivi.
La parola chiave è geometria variabile, darci un ordine, procedere con metodo e le sedi per affrontare questa sfida ci sono, ecco perchè chiediamo convinti di rivedere il commissariamento di Enit, perché diventi il vero motore trainante della nostra offerta sui mercati esteri, e basta sentirsi sempre dire dalle Regioni che è colpa dello Stato e dallo Stato che è colpa delle Regioni…Se la prerogativa, quella della competenza esclusiva sul turismo, sancita dalla Costituzione la si reputa sbagliata, cominciamo a pensare ad una modifica costituzionale ?!?!?! Abbiamo necessità una politica nazionale, !!!!! le Regioni e lo Stato traccino i percorsi, l’Enit ci guidi. Noi di Asshotel auspichiamo che venga presa in considerazione la revisione della 135 per passare dai Sistemi turistici locali a sistemi di prodotto nazionali, non più destinazioni quindi, eccetto per le tre città di maggior richiamo, ma prodotti: il balneare, il termale, la montagna, l'enogastronomia, le città d’arte.
Governiamo insieme questo turismo che non è né di destra né di sinistra cosa ci vuole per capirlo ?! Chiudo con una nota che mi preme molto se non per il rispetto di quei miei colleghi che gestiscono le loro strutture affiancati dalle loro famiglie. La dimensione media del sistema turistico alberghiero italiano è di 31 camere contro una media europea di 28. Quindi l'anomalia non siamo noi. L'anomalia è quella di una classe politica dirigente che confonde la piccola impresa con un modello ridotto della grande impresa.
Mi sembra caro Ministro, che lei possa contare su assohotel se non altro per la estrema chiarezza e correttezza con la quale avanziamo le nostre perplessità e con la quale saremo lieti di collaborare alla concertazione delle prossime e decisive strategie che lei vorrà intraprendere.
Per concludere visto che fortunatamente il Ministro Brambilla ha parlato di Cenerentola e non di Bella Addormentata... “e vissero tutti felici e contenti.....”.

sabato 16 ottobre 2010

Camminate, gente camminate

 
Camminare tanto protegge la memoria
Roma, 13 ottobre 2010  (Adnkronos Salute) -
Per una memoria degna di Pico della Mirandola, meglio abbandonare auto e moto e armarsi il prima possibile di scarpe comode.
Secondo un nuovo studio pubblicato su 'Neurology' online, camminare almeno 10 km a settimana, infatti, protegge la dimensione del cervello e difende la memoria dai problemi in età avanzata.
"Il cervello si restringe in tarda età - spiega Kirk Erikson dell'University of Pittsburgh (Usa) - cosa che puo' causare problemi di memoria. I nostri risultati dovrebbero incoraggiare trial clinici mirati e ben disegnati sull'esercizio fisico negli anziani", per indagare su un "promettente approccio per prevenire la demenza e la malattia di Alzheimer".
Nella ricerca 299 persone senza segni di demenza hanno registrato il percorso compiuto abitualmente a piedi, in una settimana. Nove anni dopo i ricercatori hanno sottoposto i volontari a scanner cerebrale per misurare le dimensioni del loro cervello. A distanza di altri quattro anni, poi, tutti sono stati sottoposti a una serie di esami per capire se nel frattempo avevano sviluppato un deficit cognitivo o una forma di demenza. Risultato, gli anziani che camminavano per almeno 10 km a settimana presentavano un volume di materia grigia maggiore rispetto ai 'passeggiatori' piu' pigri, e questo nove anni dopo l'inizio dello studio. Quattro anni più tardi, inoltre, 116 volontari (il 40%) avevano sviluppato una difficoltà cognitiva o una demenza.
Ebbene, per gli anziani che avevano macinato più chilometri, il pericolo di incappare in questi problemi è risultato dimezzato. "Se un'attività fisica regolare nella mezza età potrebbe migliorare la salute del cervello e la prontezza di pensiero e memoria a distanza di anni", questa sarebbe una ragione in più per rendere l'esercizio fisico regolare a tutte le età un "imperativo per la salute pubblica", conclude Erikson.  

segnalata da Domenico Poddie

giovedì 14 ottobre 2010

Ritorniamo sull'argomenti "notti di Ravenna". Se una goccia dopo l'altra spacca la pietra, una parola dopo l'altra spaccherà luoghi comuni ?


Le notti di Ravenna vanno ripensate.

Ci fa piacere che la Confesercenti esprima un parere altamente positivo per la notte d’oro appena trascorsa, al contrario di noi che abbiamo espresso un parere critico. La diversità è un ricchezza. Qualche annotazione aggiuntiva però crediamo  sia necessaria.
Chi ha avuto modo di passare per il centro si è reso conto di una cosa:  era impossibile circolare perché le vie e le piazze erano intasate da tantissima gente che ascoltava musica a “tutto busso” con il loro bel bicchierone di birra in mano. Birra non acqua minerale. Visto che si è tanto polemizzato nell’estate appena trascorsa ci pare che qualcosa non torni.
Concepire una notte di divertimento e misurarne il successo dal numero di persone ci sembra un parametro vecchio e inutile.  Alla fin fine si è trattato di un concerto di un cantante, organizzato in piazza. Non ci sembra un’idea originale e qualificante. Oltretutto un centro storico gremito all’inverosimile non offre neppure garanzie di sicurezza e non possiamo accorgerci “dopo” del problema.
Per quanto riguarda poi gli affari d’oro, leggiamo quello che ha riportato la stampa locale: bar, ristoranti hanno fatto affari: piadina, birra e bomboloni. Se facciamo un bilancio economico non so quanto alla città, nel suo insieme, sia convenuto.

Per ultimo rileviamo che il Comune, a cui riconosciamo le migliori intenzioni, si è messo ad organizzare anche l’intrattenimento serale di massa.  Ci saremmo aspettati che l’Ente rappresentativo dei commercianti rivendicasse l’organizzazione di eventi per animare il commercio del centro storico, premesso che, secondo noi, non è con queste serate che si dà un contributo alla cultura, premesso che molti ravennati si sono chiusi in casa.
Noi abbiamo proposto che siano i commercianti ad organizzare eventi simili, coordinandosi con il Comune e anche con contributi economici da parte del Comune, cioè della cittadinanza. Che gli eventi tengano conto della peculiarità culturale di Ravenna. Che abbiano un filo conduttore comune. Che siano organizzati per zone o per quartieri in maniera da distribuirli su più serate, senza le “folle oceaniche”.
Gli esempi di cose simili ci sono anche qui vicino: Bagnacavallo.

Carlo Zingaretti
Ravennadomani